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UN ALBERO DELLE STORIE PER EDUCATORI E BAMBINI

di p. Bruno De Cristofaro, icms

Io c’ero. Un domani lo potrò dire.

C’ero mentre vedeva la luce un’opera di Dio. Si, perché penso (e le tre Marie non si offenderanno) che l’ALBERO DELLE STORIE appartenga a Lui prima che a loro. Come tutto ciò che è buono, del resto.
Non può essere che di Dio un luogo dove si raccontano storie. Perché laddove si possono ascoltare storie c’è ancora la possibilità di entrare nella realtà che Lui regge sulle ginocchia: la Storia (con la maiuscola). E, in definitiva, solo chi legge buone storie sa leggere la propria storia.
I bambini di Marsala ora hanno un luogo in più dove scoprire che la storia ha una direzione, un senso. I bambini di Marsala ora hanno un mezzo in più per non diventare dei disperati quando cresceranno.
Infatti gli adulti che temono le storie con i draghi, gli orchi e le cacche (si: sotto l’albero troverete anche queste), quasi che le favole possano spaventare o inorridire i bambini, dimenticano che proprio dietro tutto questo sta la trasmissione di una speranza più grande. Per dirla col buon vecchio Chesterton: “Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, i bambini che i draghi esistono lo sanno già, le fiabe insegnano ai bambini che i draghi possono essere sconfitti!”.

E dunque grazie a Matilde, Vitalba e Stefania (in ordine di altezza) per la santa follia con cui si sono buttate in quest’avventura. Grazie per tutti quei bambini e i genitori che appassionerete alla lettura.
Ma grazie anche per tutti quei ragazzi e ragazze (soprattutto adolescenti) che siete riusciti a coinvolgere (e che ancora coinvolgerete) nell’opera educativa: tutto ciò che li tira fuori da se stessi e li avvicina alle necessità del prossimo è manna dal cielo per i loro cuori combattuti.
Ieri li guardavo quei “nostri” ragazzi: chi giocava coi bambini, chi li ascoltava e li guidava fra scaffali pieni di libri meravigliosi, chi serviva acqua e caramelle, chi accoglieva i genitori, chi “si lanciava” con scioltezza e chi si nascondeva con timidezza, chi parlava con Dio al momento della benedizione e chi preferiva a Lui la compagnia dei VIP, chi sorrideva con tutta la naturale spensieratezza della giovinezza e chi rimuginava i guai lasciati a casa,a scuola o nella compagnia di amici… Niente di strano o di nuovo sotto l’albero: questi cuori e queste menti in lotta hanno bisogno di noi educatori. Che -per quanto imperfetti- siamo e saremo sempre i loro cantastorie. E solo se ci saremo (con la parola e con la vita, la nostra storia!), un giorno li vedremo spiccare il volo dai rami di questo bell’albero.

Auguri ancora. E buona lettura a tutti.

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